Descrizione
DESCRIZIONE MORFOBOTANICA
DESCRIZIONE:
BASIDIOCARPO: La prima fase di crescita, inerente questa specie, è di tipo ipogeo. Il peridio di colore biancastro, racchiude il basidiocarpo nel suo stadio giovanile.Tale Peridio, è costituito da tre strati: a) L’esoperidio, cioè lo strato più esterno della membrana, abbastanza spesso, strutturato su una massa globosa, con superfice opaca, di consistenza liscia e membranosa, percorso però, quasi subito da evidenti venature in rilievo, o da una struttura screpolata-fessurata. [C. Papetti, G. Consiglio, G. Simonini – 1999]. b) Il mesoperidio avente consistenza gelatinosa, il quale si interrompe a livello basale dalla congiunzione dell’esoperidio con l’endoperidio. c) L’endoperidio, di consistenza sottile, membranoso, biancastro, collegato all’apice del ricettacolo, tramite un anellino membranoso. [M. Sarasini – 2005].
Il vero indusio,ossia un velo membranoso, presente sotto il cappello di alcune fallacee, e che si estende in basso sul ricettacolo, qui non è presente. Alla base del peridio, si osservano radichette miceliari. I fitti cordoncini di micelio, avviluppano sia carpofori già cresciuti che altri in via di formazione. Raggiunta la fase di maturità, il peridio si lacera, permettendo così la fuoriuscita di un ricettacolo a forma di fallo, costituito dal cappello e dal gambo.Il ricettacolo si presenta alquanto fragile, cilindrico, e sormontato all’apice da una struttura pileica di forma conica. L’apice è perforato, pieno di gelatina nello stadio iniziale. Sono osservabili alveoli e concamerazioni parietali, di consistenza spugnosa, con struttura pseudoparenchimatica, la quale è costituita da sferociti a pareti sottili, con misure da 25 X 30 µm, ad un massimo di 30 x 50 µm. [M. Sarasini – 2005]
La parte lacerata del peridio, si posiziona sulla base del gambo, generando come una volva afflosciata, impoverita dello strato gelatinoso; stesse parti di peridio, aventi consistenza gelatinosa, possono rimanere sulla sommità del cappello.
CAPPELLO:
di colore biancastro, liscio o leggermente corrugato all’interno; la sommità presenta una apertura rotonda. Ha una forma conico-campanulata, è libero, staccato dal ricettacolo, sotto l’attaccatura sulla sommità dello stesso; al di sotto si osserva un anello di colore bianco. All’esterno sono presenti alveolature-costolature, strutturate per trattenere la gleba. Le pareti alveolari hanno delle prominenze di 3-6 mm. [M. Sarasini – 2005]. A dissoluzione della gleba, il cappello presenterà un colore biancastro e rimarrà la forma costolato-alveolata.
La gleba, contenente le spore, è costituita da una sostanza mucillaginosa color verde-marcio, verde-scuro. La sostanza mucillaginosa che forma la gleba, ricopre l’esterno del ricettacolo ed è imprigionata tra gli alveoli del pileo. Inizialmente essa è inodore, o con odore terroso, di radice, alquanto compatta. In fase di maturazione, dopo l’allungamento e la fuoriuscita del ricettacolo, il colore diviene più scuro; contemporaneamente si osserverà la deliquescenza e l’odore diverrà nauseabondo. Su questa specie, il ricettacolo ha la forma di un gambo, e rappresenta quella parte del carpoforo adibita a sostenere e sollevare la gleba. A maturità avvenuta, le spore presenti nella gleba, verranno disperse nell’ambiente esterno.
GAMBO:
cavo, di forma cilindrica, attenuato all’apice, avente consistenza spugnosa, di colore bianco, sulla cui superficie si osservano scrobicoli; nel tratto inferiore si evidenzia la volva, dalla quale esso si erge.
CARNE:
allo stadio giovanile, quando il fungo è racchiuso nel peridio, l’odore è di tipo rafanoide, poi andando avanti nel processo di crescita esso diventa fecale, cadaverico, molto penetrante, avvertibile nel bosco anche a distanze considerevoli. Questo odore, così forte e disgustoso per il nostro olfatto, è invece una vera leccornia per gli insetti, i quali imbrattandosi le ali, consentiranno la diffusione della massa sporale.
MICROSCOPIA
SPORE:
lisce, ellittiche-subcilindriche, di colore bruno, anche biguttulate, aventi misura 4-4,9 x 1,5-2 µm a reazione amiloide J – [J. Breitenbach/F. Kränzlin”- 1986]; 3,5-3,8-4,1-5 x 1,5-1,8-2,2-2,5 µm, [M. Sarasini – 2005]
BASIDI:
di forma clavata, aventi misura 18-25 x 3,5-4,5 µm, provvisti di giunti a fibbia basali, con 6-8 sterigmi. [J. Breitenbach/F. Kränzlin”- 1986]
CISTIDI:
non osservati
PILEIPELLIS:
IFE: La struttura esterna dell’esoperidio è costituita da ife settate di colore ialino aventi misura di 3-4 µm; la struttura interna è invece formata da elementi globosi aventi dimensioni di 15-20 x 15-25 µm. [M. Sarasini – 2005]. Le ife generatrici hanno giunti a fibbia, sono settate e hanno misure di 1,5-2,5 µm. Sulle ife della gleba, si osserva la costante presenza di una massa amorfa. Le ife dell’endoperidio, sono settate, hanno consistenza gelatinosa, pigmenti brunastri e presenza di giunti a fibbia [J. Breitenbach/F. Kränzlin”- 1986].
Struttura pileica costituita da corti elementi ifali di 6-12 x 30-60 µm o più lunghi, alcuni ramificati e paralleli, altri diverticolati, mescolati a elementi più globosi di 10 x 10, 15 x 20 µm o maggiori. [M. Sarasini – 2005].
HABITAT:
generalmente nei luoghi umidi dei boschi, anche in gruppi, tra le sterpaglie in presenza di residui vegetali in decomposizione. Phallus hadriani, ha dimensioni ridotte; il peridio è di colore rosa-viola. Questa specie presenta però un anello più vistoso e prominente, con orlo a volte denticolato; l’habitat inoltre è costituito da terreni aridi e sabbiosi. [M. Sarasini – 2005]
LUOGO DI RACCOLTA:
rinvenuto in località Roccapassa di Amatrice (RI), su un bosco di latifoglie – 986 m s.l.m. in data 23.09.2013
STRUMENTAZIONE USATA:
osservazione microscopica attuata in luce trasmessa, con il Sistema di Acquisizione delle Immagini (Leica). Foto macro eseguite con macchina fotografica Nikon D 5000; obiettivo Nikon AF-S Micro Nikkor 105 mm.
COMMESTIBILITÀ:
non commestibile
TECNICHE ANALITICHE USATE:
osservazione microscopica attuata su materiale fresco, utilizzando acqua; Rosso Congo ammoniacale al 6% per porre in risalto le varie strutture
BIBLIOGRAFIA:
A. Zuccherelli “ I Funghi delle Pinete delle zone Mediterranee – 1993 Longo Editore Ravenna pag. 309
B. Cetto “ I Funghi dal vero” Vol. 2 – 1992 Saturnia Editore pag. 797
C. Papetti, G. Consiglio, G. Simonini “Atlante Fotografico dei Funghi d’Italia” Vol. 1 1999 – A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici Pag. 460
F. Palazón Lozano “Setas Para Todos” – 2001 Ed. Pirineos pag. 623
G. Lazzari “Glossario Micologico in cinque lingue” – 1980 Gruppo Micologico G. Bresadola Trento
J. Breitenbach/F. Kränzlin “Champignons De Suisse tome 2”- 1986 Mykologia Luzern pag. 400 tav. 528
M. Sarasini “Gasteromiceti Epigei” – 2005 A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici pag. 294
R. Mazza “ I Funghi” 1997 Sonzogno Editore pag. 459
Index Fungorum: http://www.indexfungorum.names/names.asp
* La nomenclatura vigente, segue le abbreviazioni dei nomi degli autori dei Taxa Fungini Secondo CABI (Bioscience 2003) Nomi correnti delle specie tratti da “Storia della micologia italiana e primo contributo alla nomenclatura corretta dei funghi” – ISPRA – A.M.B. C.s.m. (Centro Studi Micologici) – manuali e linee guida 104/2013