Schede Tecniche Specie Fungine

Carrello

Carrello

Sindrome Gastroenterica o Resinoide

SINDROME GASTROENTERICA O RESINOIDE

La sindrome resinoide o gastroenterica è una delle manifestazioni tossiche più frequenti e meno gravi, tra quelle prodotte dall’ingestione di funghi [SPOERKE D. G. et al., – 1994]. Si conoscono diverse specie di macromiceti capaci di causare sintomatologie di tipo gastroenterico più o meno gravi. Questa sintomatologia la danno molti Agarici appartenenti al Gruppo dello xanthderma come ad esempio: Agaricus xanthodermus Genev (con tutte le sue varianti); Agaricus moelleri Wasser, (= Agaricus praeclaresquamosus A. E. Freeman); Agaricus menieri Bon.; Agaricus pseudopratensis (Bohus) Wasser; Albatrellus ovinus (Schaeff.) Kotl. & Pouzar; Balsamia vulgaris Vittad.; Rubroboletus satanas (Lenz) Kuan Zhao & Zhu L. Yang; (sono incluse nell’elenco molte boletaceae a pori rossi); Chlorophyllum rhacodes (Vittad.) Vellinga; Clitocybe nebularis (Batsch) P. Kumm.; Entoloma rhodopolium (Fr.) P. Kumm.; Entoloma sinuatum (Bull. ex Pers.) P. Kumm.; Hebeloma crustuliniforme (Bull.) Quél.; Hebeloma sinapizans (Paulet) Gillet.; (quasi tutti gli Hebeloma provocano mediamente problemi gastroenterici); Hypholoma lateritium (Schaeff.) P. Kumm.; Hypholoma fasciculare (Huds.) P. Kumm.; Lactarius torminosus (Schaeff.) Pers.; Leucoagaricus americanus (Peck) Vellinga; Omphalotus olearius (DC.) Singer; Ramaria formosa (Pers.) Quél.; Ramaria pallida (Schaeff.) Ricken; Russula emetica (Schaeff.) Pers.; Sarcosphaera coronaria (Jacq.) J. Schröt.; Scleroderma citrinum Pers.; Scleroderma verrucosum (Bull.) Pers.; Tricholoma bresadolanum Clémençon; Tricholoma josserandii Bon; Tricholoma pardinum (Pers.) Quél.; Tricholoma sciodes (Pers.) C. Martín.
Questo vuole essere soltanto un elenco indicativo, poiché il Gruppo dei funghi generanti sindromi di tipo gastroenterico è comunque molto ampio. Possiamo dire che disturbi leggeri, li ritroviamo nei Generi: Russula, Lactarius, Collybia, Hebeloma, Agaricus, Balsamia, Scleroderma, Ramaria. Disturbi gravi si riscontrano in: Tricholoma tigrinum; Tricholoma groanènse; Entoloma sinuatum (il quale contiene una tossina di natura non ben identificata, che ha la capacità di danneggiare il fegato). L’Omphalotus olearius (genera anche una sintomatologia muscarinica) [GELOSA M., et al., 1995].

TOSSINE:

Le tossine responsabili di questa sindrome sono rappresentate da corpi chetonici, composti antrachinonici o sostanze resinoidi, le quali sono contenute nelle diverse specie fungine. I meccanismi d’azione che le tossine esplicano, sono vari e comprendono effetti irritanti l’apparato gastroenterico, interazioni dirette sui centri bulbari del vomito, alterazioni della flora intestinale [ASSISI et al., 2010]. I principi attivi responsabili sono molteplici e non sempre si è riusciti ad isolarli; inoltre la mal conservazione, unita ad una reazione di idiosincrasia, possono mimarne gli effetti. L’intensità della sintomatologia dipende da diversi fattori tra cui: la specie fungina, l’origine geografica (varietà, ecotipo), il modo di preparazione, se consumato fresco, la cottura con allontanamento o meno dell’acqua di bollitura, l’associazione del loro consumo con bevande alcoliche e, infine, la sensibilità individuale del paziente. Comunque, si tratta di intossicazioni quasi mai letali, e ciò spiega lo scarso interesse per la caratterizzazione chimica dei metaboliti coinvolti. Anche se la natura chimica e la tossicità delle diverse micotossine non sono ancora note, appare evidente dal sapore e dall’odore, dei carpofori sospetti, che si tratta di sostanze fenoliche, resinoso-simili o acro-resinoidi, poco resistenti alla cottura. Questi funghi presentano sapore amarognolo, astringente o pepato bruciante e hanno azione irritante sulle mucose dell’apparato digerente. Tali specie fungine sono quindi capaci di provocare irritazioni gastrointestinali acute, caratterizzate da vomito e diarrea. La cottura del fungo ha la capacità di ridurre, se non inattivare completamente, le diverse sostanze irritanti di tipo gastroenterico [KOPPEL C. – 1993]. L’insorgenza dei fenomeni gastroenterici, quali vomito e diarrea, causati dalle sostanze acroresinoidi, favoriscono la liberazione del fungo ingerito, dall’organismo.

SINTOMATOLOGIA CLINICA:

I sintomi compaiono già al termine del pasto, o al massimo entro 3-4 ore; essi sono proporzionali alla quantità di funghi ingerita. Tali intossicazioni sono caratterizzate da: nausea, vomito, diarrea persistente, crampi, cefalea, dolori addominali, disidratazione nei casi più complessi, con alterazioni dell’equilibrio elettrolitico [ASSISI et al., 2010]. Ai disturbi gastrointestinali, possono sovrapporsi quelli cardiovascolari e di natura epatorenale. Il trattamento è di tipo sintomatico, tipico delle gastroenteriti di altra eziologia. Nelle situazioni più complesse invece, come nei bambini e negli anziani, può essere necessario reintegrare le perdite liquide, gli elettroliti e i sali minerali, persi con il vomito e la diarrea. La sintomatologia clinica regredisce spontaneamente entro 24-48 ore [CIMA L. – 1993]. Esistono dunque diversi macromiceti responsabili di micotossicosi gastrointestinali; alcuni di essi determinano intossicazioni semplici, altri invece generano sindromi più complesse, a causa della coesistenza nei loro carpofori di diverse micotossine. Tra i vari ricordiamo:

FUNGHI ESSENZIALMENTE PURGATIVI:

Genere Ramaria: la tossina responsabile è la pistillarina. Sono state rinvenute inoltre sostanze chinoniche e polialcol, aventi una elevata pressione osmotica. Tra loro abbiamo: Ramaria formosa (Pers.) Quél. che è un fungo essenzialmente purgativo, Ramaria pallida (Schaeff.) Ricken , Ramaria stricta (Pers.) Quél., Ramaria fumigata (Peck) Corner.

Il Genere Suillus (Gruppo granulatus), presenta degli effetti purgativi incostanti, per cui deve essere consumato in piccole quantità e senza utilizzare la cuticola. L’intolleranza ai glucidi e segnatamente al trealosio che è un disaccaride, è sempre presente nei funghi superiori; essa è pertanto la causa dei numerosi effetti purgativi associati al consumo di funghi. L’eccesso di trealosio, dovuto ad una non trasformazione in due molecole di glucosio, per inattività del suo enzima specifico, la trealasi, presente nella mucosa intestinale, scatenerà la diarrea. I soggetti presentanti un deficit di questo enzima, avranno dunque problemi intestinali. Il mannitolo, presente in Hydnum repandum e in Clitocybe nebularis provocherà ugualmente delle diarree, dovute a fenomeni di pressione osmotica. [AMB 2002].

FUNGHI EMETOCATARTICI:

Sono funghi che stimolano contemporaneamente vomito e defecazione.

GENERE LACTARIUS: Il Genere Lactarius include diverse specie riconosciute responsabili di causare gastroenteriti e caratterizzate pertanto da nausea e dolori addominali. Numerosi Lattari a lattice acre possiedono delle sostanze tossiche che sono di norma distrutte con l’essiccamento o la cottura. Nelle ife laticifere, si trova una sostanza inattiva che a contatto con l’aria si trasforma in due molecole sesquiterpeniche, il vellerico e l’isovellerico, le quali sono responsabili delle intossicazioni; queste due molecole, possiedono inoltre azione mutagena. Tra loro ricordiamo: Lactifluus piperatus (L.) Roussel; Lactarius rufus (Scop.) Fr.; Lactarius torminosus (Schaeff.) Pers.; Lactifluus vellereus (Fr.) Kuntze; Lactarius zonarius (Bull.) Fr. Nel Lactarius torminosus sono state trovate sostanze acro-resinoidi. Stesse sostanze sono presenti anche in Lactifluus piperatus e nel Lactarius rufus. Alcuni individui li consumano dopo la rimozione del sapore piccante o pepato, mediante la cottura. In alcune specie, come il Lactifluus glaucescens (Crossl.) Verbeken, oltre a tossine termolabili e allontanabili con la cottura, sono stati isolati anche principi termostabili. Alcune specie mostrano comunque attività mutagene [KNUUTINEN J. et al., – 1982].

GENERE RUSSULA: Le Russule dal gusto piccante, sono tolte dal consumo. In questi funghi ritroviamo dei derivati sesquiterpenici, i quali sono vicini al vellerico. La Russula olivacea ritenuta, fino a qualche anno fa, un buon commestibile, ha mostrato di possedere tossicità; alcuni individui mostrano una intolleranza alimentare notevole, riferita a questa specie. Abbiamo inoltre Russule caratterizzate da sapore acre o pepato, quali: Russula emetica (Schaeff.) Pers., Russula queletii Fr., Russula sardonia Fr., Russula transiens (Singer) Romagn. Anche le specie comunemente indicate come “Clitocybe bianche” tra cui: Clitocybe phyllophila (Pers.) P. Kumm. = Clitocybe cerussata (Fr. : Fr.) P. Kumm.; Clitocybe rivulosa (Pers.) P. Kumm. = Clitocybe dealbata var. rivulosa (Pers.) P. Kumm.; Leucocybe candicans (Pers.) Vizzini, P. Alvarado, G. Moreno & Consiglio, sono responsabili di ricorrenti intossicazioni gastrointestinali a volte complicate da sintomatologie muscarino-simili [GELOSA M., et al., 1995] [AMB, 1999].

GENERE AGARICUS: Agaricus xanthodermus Genev., Agaricus moelleri Wasser, ed altri, sono responsabili di numerose intossicazioni. L’odore d’inchiostro, di fenolo, di iodio, sono tipici di queste specie. Questa sintomatologia generalmente provoca rapidamente (dopo 15 minuti o al massimo entro 2 ore) nausea, vomito, diarrea. Le sostanze chiamate in causa sono il fenolo, che è presente in gran quantità, derivati fenolici e l’azobenzene, che è responsabile dell’ingiallimento del carpoforo. Sono stati inoltre isolati dei composti aventi attività antibiotica quali l’aparicone, e la xanthodermina. Agaricus bresadolanus Bohus è un fungo comune nei parchi e nei prati; esso è responsabile dei vomiti ripetuti. Le urine dell’intossicato presentano un forte odore, ed il soggetto si lamenta per delle contratture più o meno violente dei muscoli della testa, della nuca e delle spalle. Segue inoltre uno stato di grande stanchezza per molti giorni. Le tossine responsabili sono sconosciute. Macrolepiota venenata Bon, è una specie causante una intossicazione incostante; anche Macrolepiota rhacodes var. hortensis Pilát ex Wasser, genera le stesse sintomatologie con: nausee, vomito, diarree acquose, traspirazione intensa e secchezza della bocca, crampi e vertigini, non sempre presenti. Si ipotizza che l’intossicazione sia dovuta a sostanze inquinanti.

GENERE HEBELOMA: Tra questa specie si può citare: Hebeloma crustuliniforme (Bull.) Quél., Hebeloma sinapizans (Paulet) Gillet; Hebeloma mesophaeum (Pers.) Quél.ecc. Gli Hebelomi sono tutti funghi classificati come tossici, malgrado una scarsa informazione. Un glucoside triterpenico, chiamato crustulinol e tossine simili, sono state isolate da diversi Hebelomi; esse hanno mostrato una tossicità mortale in laboratorio sul ratto. L’Hebeloma crustuliniforme e l’Hebeloma sinapizans, sono specie moderatamente tossiche o non commestibili, molto comuni nei boschi degli Appennini italiani. Dai loro carpofori è stato isolato l’acido ebelomico, un triterpene citotossico, che potrebbe complicare la sindrome gastroenterica, a volte provocata dall’ingestione di questi funghi. Dai carpofori di Hebeloma laterinum (Batsch) Vesterh. è stato invece isolato un sesquiterpene, il quale potrebbe essere responsabile dei disturbi gastroenterici associati al loro consumo [BOCCHI M. et., al 1992]

GENERE HYPHOLOMA: Hypholoma fasciculare (Huds.) P. Kumm. è un fungo presentante una tossicità molto controversa. Secondo alcuni studi giapponesi, la presenza dei triterpenoidi è responsabile della sintomatologia. Gli estratti metabolici provocherebbero nel topolino, paralisi e morte. Da questo fungo sono state altresì isolate delle sostanze citotossiche (nematolina, nematolone). La sintomatologia ricorda per certi versi l’intossicazione falloidea, ma non sono mai state trovate amatossine. Vi è stato qualche caso mortale in Giappone, con una violenta gastroenterite, seguita da una remissione, ed infine da una epatite folgorante. L’ Hypholoma fasciculare e L’Hypholoma lateritium sono due specie tossiche, dall’inconfondibile sapore e più volte ricordate quali agenti di intossicazioni gastrointestinali acute in Russia, Giappone e, sporadicamente anche in Italia [GELOSA M., et al., 1993]. Le osservazioni condotte sulle micotossine di Hypholoma fasciculare, hanno portato alla purificazione delle colture del fungo di nematoline (nematolina, nematolone), metaboliti dotati oltre che di attività citotossica, anche di attività vasodilatatrice sulle coronarie, e di una elevata attività antivirale.

SINDROME ENTOLOMICA:

L’intossicazione da Entoloma sinuatum (Bull. ex Pers.) P. Kumm. = Entoloma lividum (Bull.) Quél. è tra le più serie; essa ha una incubazione di circa 6 ore. Il Genere Entoloma comprende diverse specie più volte segnalate quali responsabili di gravi intossicazioni gastro-intestinali anche in Italia; altre specie responsabili: Entoloma rhodopolium (Fr.) P. Kumm., In questa sindrome l’imputato primario è l’Entoloma sinuatum, anche se altri Entolomi provocano gli stessi effetti. L’intossicato presenta disturbi gastrointestinali violenti, perdita di equilibrio, difficoltà respiratorie; può esserci anche perdita di conoscenza. Alcuni autori hanno segnalato delle complicazioni a livello del fegato e del rene in Entoloma vernum S. Lundell e in Entoloma hirtipes (Schumach.) M.M. Moser. Studi più recenti hanno segnalato la presenza di colina e di muscarina in Entoloma rhodopolium (Fr.) P. Kumm. In questi funghi non bisogna inoltre dimenticare la presenza di mannitolo in grande quantità. Le ricorrenti intossicazioni gastrointestinali causate da Entoloma sinuatum, sono spesso complicate da sintomatologie muscarino-simili, dovute alla frequente presenza nei carpofori di una miscela di muscarina e di muscaridina [MAKY T. et al., 1985]. La tossicità di Entoloma rhodopolium, si estrinseca invece in gravi gastroenteriti complicate da emesi (vomito) ed emolisi; essa è stata associata ad un principio emolitico di natura proteica, termolabile, instabile in ambiente acido, e poco resistente all’azione degli enzimi proteolitici [SUZUKI K. et al.,1990]

SINDROME PARDINICA:

ne è responsabile il Tricholoma pardinum (Pers.) Quél. il quale genera una gastroenterite violenta che si scatena dopo 1-2 ore, accompagnata da vomiti notevoli e severi, brividi, crampi, traspirazione. Qualche volta, dopo alcune settimane, si instaura una astenia. La tossina responsabile è sconosciuta. Anche il Tricholoma sciodes (Pers.) C. Martín è spesso chiamato in causa. Questi funghi possono generare intossicazioni da lievi a media intensità; alcuni di loro provocano anche gastroenteriti acute e persistenti caratterizzate da diarrea e dolori di stomaco [GELOSA M., et al., 1995]. Ad ogni modo, nonostante l’evidente presenza nei loro carpofori di sostanze genericamente riferite come fenoliche, indoliche e acro-resinoidi, non si hanno indicazioni precise sui principi tossici realmente coinvolti.

SINDROME OLEARICA

le specie responsabili sono Omphalotus olearius (DC.) Singer, e Omphalotus illudens (Schwein.) Bresinsky & Besl. L’Omphalotus olearius, chiamato comunemente la Clitocybe dell’olivo, viene confuso con il Cantharellus cibarius. Da 1 a 2 ore dopo il suo consumo, il paziente presenta vomito, nausea, diarrea, il tutto associato ad una sindrome che ricorda quella sudoripara; si ha infatti sudorazione, salivazione e lacrimazione. Alcuni individui presentano inoltre mialgie e disturbi visivi. Questa specie presenta un sapore delizioso, e ciò spinge i raccoglitori ad un consumo abbondante. I principi tossici non sono stati ancora perfettamente identificati; anche qui sembra essere stata riscontrata la presenza di sesquiterpeni, denominati illudine aventi proprietà antibiotiche e cancerogene. L’Omphalotus olearius è una specie molto diffusa anche nell’area mediterranea, e cresce sulla base dei tronchi di faggio, robinia, castagno, olivo, quercia. Essa è una specie responsabile di ricorrenti intossicazioni gastro-intestinali a volte complicate da sintomatologie muscarino-simili [GELOSA M., et al., 1995]. La specie è molto simile ad altre appartenenti allo stesso Genere, quali: Omphalotus illudens (Schwein.) Bresinsky & Besl. Omphalotus subilludens (Murrill) H.E. Bigelow. Omphalotus olivascens H.E. Bigelow, O.K. Mill. & Thiers; Omphalotus nidiformis (Berk.) O.K. Mill., che tra i loro metaboliti tossici potrebbero contenere dei sesquiterpenoidi (illudine S e M) trovati nei carpofori di alcuni ecotipi dell’America e dell’Australia [KIRCHMAIR M., et al.- 1999] [Mc MORRIS T. et al., 1989].

SINDROME DA ARMILLARIA MELLEA: è certamente la sindrome più controversa. L’Armillaria mellea è molto apprezzata in Italia e in Spagna, ma i micologi francesi raccomandano di non consumarlo più. Questo fungo è stato inserito tra quelli che presentano una sintomatologia a breve durata di incubazione, ma esso potrebbe benissimo essere posto tra le sindromi a lunga durata d’incubazione, poiché la sintomatologia può comparire al termine delle 12 ore, e in alcuni soggetti anche entro 15 ore. Dal punto di vista clinico, possono esserci dei disturbi coleriformi. [DONNELLY D. et al., 1985]. Si hanno inoltre delle manifestazioni incostanti quali: sudore, miosi, astenia, sindrome neurotossica con delirio, stato confusionale, prostrazione, disturbi dell’equilibrio e crampi muscolari. La presenza di un composto ad azione antibiotica (melleolide) potrebbe essere la causa di questa intossicazione. Numerose ipotesi sono state suggerite per spiegare la sua tossicità; tra le più accreditate vi è quella secondo la quale l’Armillaria mellea avendo una crescita molto lenta, viene facilmente invasa da un micromicete tossico che genera proliferazioni batteriche; le gelate ripetute creando uno stress termico, possono provocare lesioni, che contribuiscono alle proliferazioni. L’Armillaria mellea (Vahl) P. Kumm. il comunissimo “chiodino” incluso in Italia nell’elenco dei funghi commercializzabili, può in particolari condizioni ambientali, risultare quindi tossico [GELOSA M., et al., 1995]. La tossicità di questa specie tende ad aumentare con l’invecchiamento e con la fibrosità del gambo; essa è attribuibile alla presenza di tossine termolabili, molto probabilmente dei sesquiterpeni, [DONNELLY D. M. X. et al., – 1985], che possono essere inattivati mediante la bollitura dei carpofori e comunque allontanati con l’acqua di cottura. E’ importante altresì non consumare esemplari vecchi; esiste a questo proposito la casistica riportata dal PMIP di Milano [AMB., 1999- 2006] [FOLLESA P.,et al., 1999]

SINDROME DA BOLETI A PORI ROSSI :

Il Genere Boletus, insieme a numerose specie eduli particolarmente ricercate, ne annovera alcune tossiche. Tra queste ultime vi sono quelle caratterizzate dall’avere i tubuli di colore rosso e, in particolare Rubroboletus satanas (Lenz) Kuan Zhao & Zhu L. Yang. Rubroboletus legaliae (Pilát & Dermek) Della Magg. & Trassin. Imperator rhodopurpureus (Smotl.) Assyov, Bellanger, Bertéa, Courtec., Koller, Loizides, G. Marques, J.A. Muñoz, Oppicelli, D. Puddu, F. Rich. & P.-A. Moreau; Rubroboletus rhodoxanthus (Krombh.) Kuan Zhao & Zhu L. Yang, [GOIDANICH G. et al., – 1982 ]. Tutte le Boletaceae a pori rossi possono generare disturbi gastroenterici. Il più conosciuto è il Rubroboletus satanas che provoca vomito incoercibile per delle ore, se esso è consumato crudo o poco cotto. Si hanno dolori addominali, con diarree intense che provocano squilibri ionici. Dal Rubroboletus satanas è stata isolata tra le altre tossine, la bolesatina, una glicoproteina avente un peso molecolare di 63000. Essa ha la capacità di agire sugli eritrociti e su altri componenti ematici. La bolesatina inibisce la sintesi proteica in vitro ed è dotata di discreta tossicità acuta [KRETZ O. et al., – 1991] nel topo (LD50 = 3,3 mg /Kg os.). Questa tossina, presenta dunque elevata resistenza agli enzimi proteolitici, ed è responsabile di gastroenterite nell’uomo. Forti concentrazioni di bolesatina hanno la capacità di produrre radicali liberi per un fenomeno di lipoperossidazione e di ipermetilazione.

Rubroboletus pulchrotinctus (Alessio) Kuan Zhao & Zhu L. Yang, viene confuso con il Butyriboletus regius (Krombh.) D. Arora & J.L. Frank; esso irrita tutto l’apparato gastrico con meteorismo intestinale. Inoltre dai carpofori di Boletus affinis Peck è stata purificata una proteina tossica, denominata bolaffinina, che è termolabile ed è inattivata dai solventi organici. [RAZANAMPARANY J. L. E. E. CREPPY, et al., 1986]. Disturbi gastrointestinali anche gravi, possono essere causati dal Suillellus luridus (Schaeff.) Murrill, dal Neoboletus erythropus (Pers.) C. Hahn e dal Suillellus queletii (Schulzer) Vizzini, Simonini & Gelardi; questi tuttavia se ben cotti, sono commestibili perché contengono sostanze termolabili che con il calore (almeno 80 ° C per 20 minuti) si inattivano o si dissolvono, mentre se poco cotti sono tossici. I sintomi della intossicazione variano da una forma blanda di gastroenterite fino a diarrea violenta con crampi e paralisi temporanee. Le specie commestibili, possono dimostrarsi tossiche in modo naturale. I funghi devono essere consumati con moderazione, sono sconsigliati nelle donne in gravidanza, nei bambini e negli anziani. Sono in aumento i casi di intossicazione dovuti a partite di funghi appartenenti al Genere Boletus (sezione edulis); ciò è dovuto in pratica alle intolleranze alimentari riferite al singolo individuo (deficit di trealasi). Inoltre le fette di Boletus edulis essiccato, che si trovano in commercio, sono sovente molto ricche di larve di ditteri micetofilidi; esse presentano un notevole quantitativo di impurezze: sostanze organiche varie, muffe, terriccio, corpi estranei, ecc. (Tutto questo contribuisce in maniera considerevole, a creare problemi intestinali. [DISPENSE., 2001-2002].

La Megacollybia platyphylla (Pers.) Kotl. & Pouzar, considerata come inoffensiva dalla maggior parte dei micologi, provoca invece delle intossicazioni di tipo digestivo alquanto serie, con crampi e vertigini. La diarrea è di tipo violento, e qualche volta essa compare con un notevole ritardo, anche di 14 ore dopo l’ingestione del fungo. [AMB., 2002].

La Psilocybe coronilla (Bull.) Noordel. genera per alcuni ricercatori crampi addominali, diarree e disturbi nervosi, con irritazione, prostrazione, delirio febbrile, dolori ossei al dorso delle mani e alle gambe; per altri invece viene considerata tra i funghi potenzialmente allucinogeni. Secondo Bastien il potere psicoattivo di questo fungo è discutibile. Vengono riferiti casi di “allucinazioni”, anche se le auto sperimentazioni hanno dato esito negativo; il fungo tuttavia può risultare eccezionalmente psicodislettico. Nella specie fungina sono stati individuati comunque composti indolici [BASTIEN P. – 1985]

Genere Scleroderma: Le segnalazioni di intossicazioni più significative causate da specie di Scleroderma, sono riferite a Scleroderma aurantium (L.) Pers.; Scleroderma citrinum Pers. Scleroderma verrucosum (Bull.) Pers.., provocanti gastroenteriti dolorose accompagnate da debolezza, crampi, rigidità muscolare e pallore del viso. Intossicazioni associate al consumo di Scleroderma, sono state sporadicamente segnalate anche in Italia. [GELOSA M., et al., 1995]

La Clitocybe nebularis (Batsch) P. Kumm. è una specie consumata senza problemi da alcuni e causa di problemi in altri soggetti. L’intolleranza sembra dovuta ad un meccanismo allergico (presenza di sostanze ad azione antibiotica) (BROWN et al., 1994), lectine ed emolisine termolabili (HOREJSI et al., 1978), o più semplicemente a meccanismi osmotici dovuti al mannitolo. I carpofori di questo fungo, possono inoltre andare subito a marcescenza, se parassitati dalla Volvariella surrecta (Knapp) Singer, il cui micelio è tossico. Le sostanze tossiche termolabili che contiene, vengono inattivate dopo 30 minuti di bollitura. La Clitocybe nebularis (Batsch) P. Kumm è una specie piuttosto diffusa in autunno, nei boschi italiani. Gli ultimi dati evidenziano che il fungo oltre a provocare intossicazioni gastroenteriche, accumula in modo considerevole metalli pesanti. Nel 1995 (DPR 376/95) la Clitocybe nebularis è stata tolta dall’elenco ammesso al consumo da parte del Ministero della Salute.

BIBLIOGRAFIA

AMB, 1999. ATTI del “1° Convegno Internazionale di Micotossicologia”. Pagine di micologia, Vol. 11, 144 pp.
AMB, 2002. ATTI del “2° Convegno Internazionale di Micotossicologia”. Pagine di micologia, Vol. 17, 248 pp.
AMB, 2006. ATTI del “3° Convegno Internazionale di Micotossicologia”. Pagine di micologia, Vol. 25, 152 pp.
AMB, 2013. ATTI del “4° Convegno Internazionale di Micotossicologia”. Pagine di micologia.
ASSISI F., BALESTRERI S., GALLI R., 2010. “Funghi velenosi”. dalla NATURA Editore, 368 pp.
ATTILI G. – 2004. “Sintomatologie Cliniche e Parametri di Laboratorio nelle Intossicazioni alimentari dovute ad ingestione di macromiceti”. Tesi di Laurea. 193 pp.
BASTIEN P. 1985, “J’ai du manger des Amanites mortelles” Flammarion, Paris
BOCCHI M.., L. GARLASCHELLI, G. VIDARI e G. MELLERIO – 1992 “New farnesane sesquiterpenes from Hebeloma senescens”;J. Nat. Prod. 55 : 428- 431.
CIMA L. – 1993 “Effetti tossici di fitotosssine. Tossicologia: I fondamenti dell’azione delle sostanze tossiche”; EMSI Ed., Roma 899-912.
DISPENSE del “Corso di Specializzazione per Micologi”; S. Piero in Bagno (Cesena) 2001-2002
DONNELLY D. M. X., F. ABE, D. COVENEY, N. FUKUDA, J. O’REILLY, J. POLONSKY E T. PRANGE’- 1985 : “Antibacterial sesquiterpene aryl esers from Armillaria mellea”; J. Nat. Prod. 48 : 10- 16
FOLLESA P., T. RESEGALLI & F. CIGADA, 1999: L’esperienza quinquennale del LaboratorioMicologico di secondo livellodel P.M.I.P di Milano in casi di intossicazione da funghi “1993-1997”- Atti del 1 Convegno Internazionale di Micotossicoloia. Pagine di micologia 11: 63-81
FOLLESA P. – con i contributi scientifici di: ASSISI F., AURELI P., BRUNELLI E., COCCHI L., MELIA’ P., PAPETTI C., VISENTIN G. – 2009 “Manuale tecnico pratico, per indagini su campioni fungini”. AMB – Csm Edizioni, 384 pp
GELOSA M., P. FOLLESA E C. PIROVANO -1995 : “Intossicazioni da funghi nel 1993. Ruolo della Lepista (Clitocybe) nebularis nelle sindromi tossiche”; Riv. Sci. Alim. 24: 73- 77
GOIDANICH G. & G. GOVI – 1982: “Funghi e ambiente, una guida per l’amatore”; Ed agricole, Bologna, 568 pp.
KIRCHMAIR M., R. PöDER E C. G. HUBER- 1999: “Identification of illudins in Omphalotus nidiformis and Omphalotus olivascens var. Indigo by column liquid chromatography – atmospheric pressure chemical ionization tandem mass spectrometry”; J. Chromatogr. A 832: 247 – 252
KNUUTINEN J. & A. WON WRIGHT- 1982: “The mutagenicity of Lactarius mushrooms”; Mutation Research 103: 115- 118
KOPPEL C.-1993: “Clinical symptomatology and management of mushroom poisoning”; Toxicon 31: 1513-1540
KRETZ O., E. E.CREPPY e G.DIRHEIMER- 1991: “Disposition of the toxic protein, bolesatine, in rats: its resistance to proteolitic enzymes”; Xenobiotica 21: 65- 73
MAKY T., K. TAKAHASHI E S. SHIBATA – 1985 “Isolation of vomitino principles from the mushroom Rhodophyllus rhodopolius”; J. Agric Food Chem. 33: 1204- 1205.
Mc MORRIS T. C., S. MOON E G. UNGAB – 1989 : “Isolation of Illudin s from the mushroom Omphalotus olivascens”; J. Nat. Prod. 52: 380
RAZANAMPARANY J. L. E. E. CREPPY, J. PERREAU – BERTRAND, Y. BOULANGER E G. DIRHEIMER -1986 : “Purification and characterization of bolaffinine, a toxic protein from Boletus affinis Peck (Boletaceae )”; Biochimie 68: 1217- 1223.
SPOERKE D. G. – 1994: “Gastrointestinal irritant mushrooms. Mushrooms poisoning”; Spoerke & Rumack Ed. CRC Press, Boca Raton, USA : 347- 366.
SUZUKI K., T. UNE, M. YAMAZAKI E T. TAKEDA -1990 “Purification and some properties of a hemolysin from the poisonous mushroom Rhodophyllus rhodopolius”; Toxicon 28 : 1019- 10

it_ITItalian